Da “Progetto NO” di il7 – Marco Settembre | UndergroundStories #6

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Nella dimensione del Pianeta Terra in cui il Progetto NO incapsula tutti gli aspetti della vita come un’istituzione totale, per dirla con Erving Goffman, ogni spettacolarizzazione inutile ed ogni motivo di insoddisfazione sono stati portati a magnitudo tremila, e in modo tale che tutto si confonda in una sovrapposizione di palchi e soppalchi concettuali e materiali, verbali e visivi, cibernetici e catacombali, organici e ventriloqui, e la gente ci sguazza avvelenata dalla propria chimica artefatta, sia di giorno, quando per lo più ci si muove in scenari caratterizzati dalla cosiddetta Realtà Aumentata, ovvero con sovrapposizioni di oggetti, persone e vongole mutanti, tutto in 4 o 5D , che si può far ruotare usando dog-toys e tubi di dentifricio al cadmio, e sia di notte, quando la gente indossa sulle pupille schegge gialle neuroconnesse di paraffina per potersi eccitare ancora di più vedendo con sguardo folle e capzioso lo sciamare delle folle eterogenee dentro hyper-architetture ticchettanti di uranio all’anfetamina, folle che poi fluiscono stroboscopiche appresso alle traiettorie di invertebrati guizzanti e famelici che inseguono le navette e gli ovoidi razzo per tentare di abbeverarsi alla loro scia.
Si lavora febbrilmente pensando alla morte e alla sofferenza, e durante l’extra-time si cerca di mantenersi in stato di trance agonistica per far stramazzare a terra quanti più avversari possibile strillando e perdendo i pezzi, perché dà gusto. È questa una forma scellerata di caos in cui l’euforia indotta dalle multinazionali dell’intrattenimento spinale si mescola alla disperazione elettrica dei tanti corpi ibridi, che assumono pasticche per la sorveglianza video-cinetica dell’interno di sé stessi, o modificano parti del proprio corpo per farle partecipare a instant-games di techno-teatro nell’unico canale televisivo di stato, Tele NO, intasato di messaggi sclerotici derivati dall’incrocio di Arti Generative con una modellistica trash che attinge al porno amatoriale e agli scannatoi casalinghi, tipo sorella contro zio o il clone buffo di nonna contro la moglie irrisolta del cugino. Ognuno con sentimenti e reazioni da killer anche se non ne avrebbero il fisique du role. L’organizzazione-ombra Progetto NO si è posta come istituzione totalitaria capace di assicurare una mediazione tra la società già in buona parte allo stremo di per sè ed un futuro maledetto – inscritto nel destino ma ribadito e accelerato artificialmente per mezzo del gigantesco cyber-organismo Sistema Neurale; un futuro in cui in molti vedono anche la possibile realizzazione delle loro ambizioni, comprese le più pecorecce, tipo spalmarsi di disinfettante vaginale o accoppiarsi con enormi cagnoloni horror-domestici neri.
Il Progetto NO, sotto la guida del dr. Molese, ha quindi procurato al mondo una colossale involuzione, ma al contempo ha fatto perno sul concetto di complessità, inflazionato già negli anni ’90, per favorire un mutamento globale che non fosse poi altro, però, che una riproposizione, più ciarlatanescamente tecnologizzata, del solito vecchio ciarpame politico-sociale, con la diffusione ad amplissimo raggio di situazioni stagnanti in cui la gente reprime a forza, sempre più nevroticamente, le proprie memorie sfilacciate di responsabilità civile magnificando viceversa veloci e cretini impulsi di sopraffazione e fatue aspirazioni a riconoscimenti per il proprio consumo, peraltro incoraggiate dal Sistema con messaggi subliminali, in flickering sulle facciate degli edifici storti, come “Sei fico, imbecillone mio!”, “Creperai godendo”, e “Niente cervello, sbrigati!”
(dall’episodio “Notte agitata in uno scenario globalizzato di dubbio gusto“, estratto dal “Progetto NO” di il7 – Marco Settembre).

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