Da “Ci capiscono poco” di il7 – Marco Settembre | UndergroundStories #5

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Da “Ci capiscono poco”

(…) “Vedi, non è la solita questione del cosiddetto “deep web”: nello Spazio-Tempo ritorto delle transizioni losco-informatiche, piene di allucinazioni monetarie tumorali e di movimenti plastici di entità che si vincolano e divincolano dalla Morte creando minacce, trappole e modificazioni improvvise delle strutture virtuali di vite singole e di assembramenti di poveretti hackerizzati per sempre, succede essenzialmente una cosa, si verifica incessantemente una roba malsana. Di cosa si tratta? Del fatto poco rassicurante che noi pensiamo mondi. Non è sempre una bella cosa, no. Mai sentito parlare della costruzione sociale della realtà? Beh, io adesso non mi riferivo infatti al pio pensiero/desiderio di stare bene in compagnia del proprio “fratello” nero, rosso o giallo, che sarebbe infatti una realtà auspicabile e da progettare con cura, magari subito. No, noi uomini spesso pensiamo mondi lerci, e a forza di pensarlo, questo obbrobrio alternativo inizialmente immateriale, se in altre parole “stiamo sul pezzo”, modifichiamo quella realtà in cui credevamo prima di aver scoperto questo pensiero ri-creatore malsano. Ed è successo proprio questo: qualcuno, con un’ostinazione dovuta all’ansia di cercare “nuove frontiere” tendenti all’apocalittico spinto, ha prodotto, stringa dietro stringa, byte dopo byte, un disastro paradossale proprio perché sarebbe potuto essere la replica più lucida e avanzata della società umana e invece non lo è affatto.

 

Il pensiero, specie se torvo e singhiozzante, è una vista acuta, profonda, cosmica, una visione che trova nel suo viaggio allucinante all’interno della testa le parole giuste, o sbagliate, per annunciare la visione (a cavolo). Questa è la dimensione aleatoria del caos mentale contemporaneo. C’è chi crede di fare il bene servendosi di pratiche mentali scorrette, e però intanto produce qualche pezzo di quella realtà di cui ti dicevo; contribuisce a “costruirla”. Allora il pensiero in qualche misura si fa profezia, ma intanto il linguaggio, essendo comunicazione, si fa relazione, e se siamo in relazione, si produce più energia per costruire quella realtà e per realizzare quella profezia, ed ecco che infatti si litiga, ci si prende per il culo, ci si rubano le idee (o i pensieri, appunto) e possono riuscire male e trasformarsi in zavorra letale, e insomma quest’energia e anche altra si trasformano in materia, compresa quella virtuale, che come sappiamo ha anch’essa il suo solido statuto di realtà. Una materia molto volgare, a volte, in movimento però, un magma di sconcezze, stronzate e qualche situazione al limite. A questo punto gli scienziati della classe “Nuova Purga” sono contenti: il pensiero (anche se è quel pensiero lì) ha creato un mondo visibile, e quindi loro hanno le prove misurabili che cercavano. È successo, anche se se ne sa molto poco, e succederà ancora. Il loro pensiero inizialmente è stato sordido ed intangibile, ma loro ora insisteranno sempre a dire che si riferiscono ad una realtà, che vi si può credere e la si deve temere, eventualmente, proprio perché hanno appurato che è qualcosa di concreto. Ormai sì. Loro però non lo temono mai, non ne hanno motivo; solo noi ne finiamo minacciati. Senza prove dell’aria che respirano, potrebbero raccomandarci di non respirare… Vogliono sembrare speculatori teoretici razionalissimi, e in effetti, almeno ufficialmente, loro continuano a misurare solo le cose visibili, ma incassando neon-dollari visibili per le loro pericolose idee invisibili, sia quelle iniziali, sia quelle frutto di sperimentazioni con soggetti molto ambigui e insinuanti, idee nuove, queste, modifiche, che però ufficialmente per loro non sono (ancora) vere! La verità è che preferiscono lavorare nell’ombra e scaraventarci nel ventre della macchina macina-palle solo quando sono sicuri che funziona! E a quel punto per noi è troppo tardi: l’affare è stato concluso, ci siamo dentro. Un poeta, per lo scienziato ebbro di petrolio ed entusiasta della sua portaerei gran-turismo, è un perditempo, inventa solo parole, ma curiosamente anche lo scienziato usa le parole, per esporre al magnate finanziatore le sue scoperte folli, quelle che modificano il mondo rendendolo una mina vagante per l’Universo. A volte le parole, anche quelle allucinate che possono creare profitto, ci mettono tanto tempo prima di diventare mondo, realtà visibile… ma quelle pietose e umaniste non lo diventano mai. Nel primo caso il ritardo è dovuto solo al fatto che i pensieri loschi degli autoproclamati scienziati della classe “Nuova Purga” devono passare attraverso le diffidenze – in diversa misura condizionate – di qualcuno che controlla non proprio a fin di bene, direi, e in generale, per restare sul vago, possiamo riferirci agli umani, che finché non vedono i risultati visibili non ci credono e intanto fanno gli allusivi; ma è anche vero che se non si tratta di un poeta – e oggi non parliamo certo di poeti – sarebbe bene che il pensiero e le parole di costoro venissero maneggiati con più rispetto per il portafogli della povera gente e per la stessa carne umana e per le sinapsi e per i transiti di memoria elettronica”.

 

Detto ciò, Roger passò la mano sinistra su un budello venato di placche, a sinistra dell’oblò aperto nel box, poi affondò tutta la mano destra nella sostanza corallina gelatinosa in cui si leggevano le determinazioni semantico-quantitative della donna-clone, e, con un movimento repentino della mano, voltandola e curvandola come a raccogliere nell’incavo un pezzo di creta calda, provocò un sobbalzo della gabbia cristallo-ovulare in cui si trovava il clone e indusse una deformazione dello stesso, che si piegò da un lato come se in effetti gli fosse stato imposto un prelievo di pasta!

 

“Nooo!” – urlò Zabrina – “Smettila! Cosa stai facendo?? È una crudeltà inutile, hai detto che è bloccata, che è bloccata!!” Picchiò una gragnuola di colpi sulla schiena di lui, per costringerlo a mollare la presa, a non continuare quel supplizio, eppure lui non si mosse di lì; si fermò solamente, con la mano, ma la voce che si sentì non era la sua, e sembrava più che altro pensata, forse usciva da qualche altro anfratto di quella macchina infernale stracarica di globuli e sezioni interne come un enorme budino di coleotteri vivi che si agitassero senza zampe.

 

La voce disse: “Sì, insisti pure, distruggila se vuoi. È un elemento perfettamente rimpiazzabile”.

 

(…continua…)

il7 – Marco Settembre

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